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“Tennis Time” mese di dicembre 1989

E’ indubbio che il corpo umano sia fatto per muoversi e per essere funzionale ed attivo.
Infatti durante la sua evoluzione l’essere umano ha dovuto adattarsi alle più svariate forme di sopravvivenza che in larga parte dipendevano oltre che dalle doti intellettive, dalle sue capacità muscolari ( la caccia, l’agricoltura,ecc…).
Lo stile di vita indotto dalla motorizzazione e dall’automazione ha causato una notevole diminuzione dell’esigenza di attività motorie, con ripercussioni sulla efficienza  e funzionalità fisica e conseguente sviluppo di patologie da scarso movimento: la cosiddetta malattia ipocinetica.

In un articolo precedente avevo illustrato come la composizione corporea (% di massa grassa e massa magra) giochi un ruolo fondamentale sulla prevenzione dei fattori di rischio dlla salute, questa volta tratteremo della RESISTENZA come qualità motoria fondamentale che è strettamente legata al grado di benessere fisico e le sue possibilità di influenzare la composizione corporea.

La resistenza come qualità motoria rappresenta la capacità dell’organismo di produrre lavoro in rapporto al tempo di insorgenza dello stato di fatica ( che in gran parte si identifica nell’accumulo di acido lattico nei muscoli).
Esistno due tipi di resistenza:
1) la resistenza generale o efficienza cardiocircolatoria e respiratoria, o resistenza aerobica;
2) la resistenza muscolare locale, da intendersi come capacità dei muscoli di lavorare in metabolismo lattacido.
Delle due, quella che deve interessare maggiormente per il fitness, è la prima, anche e soprattutto perchè investe un gran numero di apparati al cui grado di funzionalità sono legati gli indici del benessere fisico.

In termini più ortodossi la resistenza generale è la capacità dell’organismo di trasportare l’ossigeno dall’atmosfera ai distretti  biomeccanici del muscolo o dei muscoli impegnati nel movimento ed alla cpacità del tessuto muscolare di utilizzarlo.

Il parametro che viene comunemente usato per valutare la capacità aerobica individuale è il MASSIMO CONSUMO DI OSSIGENO (VO2max) e la sua misurazione richiede un test da sforzo massimale che va eseguito sotto stretto controllo medico e con sofisticate apparecchiature. L’alternativa sono test cosiddetti “da campo” come il test di Margaria o il Test di Conconi, che indicano in maniera indiretta ma con ottima approssimazione il grado di preparazione individuale.

Questi test oltre ad individuare la massima capacità aerobica del soggetto esaminato, danno precisi parametri, cui il preparatore fisico deve far riferimento, nella stesura di un piano di lavoro peronalizzato, che dovrà prevedere i limiti minimi e massimi relativi alle esercitazioni aerobiche individuali.
E’ noto che, dal punto di vista del meccanismo energetico muscolare, un basso livello di intensità durante l’attività fisica, individuat da frequenze cardiache che sono di circa il 60% della frequenza massima, è presieduto in  prevalenza dal catabolismo dei lipidi.

Ciò contribuisce all’eliminazione dei grassi superfli, quindi aiuta il soggetto obeso o tendenzialmente tale, al raggiungimento della giusta composizione corporea, indicheremo questo livello di sforzo come soglia di adattamento.
Il livello aerobico massimo dell’esercizio fisico è delimitato dalla soglia anaerobica ( circa 85% della frequenza cardiaca massima), limite che se superato farebbe accrescere la richiesta energetica da parte dei muscoli comportando una forte produzione e conseguente accumulo di acido lattico che risulterebbe tossico per l’organismo non adeguatamente allenato.

Da ciò si intuisce che per effettuare il “vero esercizio aerobico” bisogna mantenersi all’interno di due livelli di sforzo delimitati da due determinate frequenze cardiache.

Avendo a disposizione un cardiofrequenzimetro e un semplice percorso, il soggetto, sia esso atleta o principiante, potrà iniziare la sua attività aerobica sicuro di ottenere effetti allenanti tali che il sistema cardio-respratorio ed i suoi organi e meccanismi opereranno con maggiore efficacia producend una migliore utilizzazione dell’ossigeno ed una migliore eliminazione delle scorie metaboliche.
Volendo riassumere, con l’esercizio aerobico si possono perseguire otevoli vantaggi che vanno dal miglior rendimento del lavoro cardiaco all’abbassmento delle resistenze vascolari periferiche (pressione arteriosa diastolica), dalla migliore irrorazione sanguinea muscolare alla diminuzione del grasso corporeo, dalla diminuzione dei trigliceridi alla normalizzazione del colesterolo sierico, dalla tonificazione muscolare generale all’aumento della resistenza alla fatica fisica e mentale.
I benefici indotti dal lavoro di resistenza generale trovano ampia dimostrazione in tutti gli studi di ricerca fino ad oggi effettuati, e conferiscono all’esercizio aerobico una importanza preminente nel campo terapeutico o igienico-preventivo soprattutto per soggetti di età superiore ai trent’anni.