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Esperienze nel Tennis

Sono approdato al tennis più per caso che per reale interesse. Era l’anno in cui forzosamente ho dovuto lasciare l’atletica attiva e per mantenermi agli studi , accettai di buon grado un lavoro retribuito al Circolo Tennis Bologna come istruttore di ginnastica dei ragazzini che frequentavano la SAT (Scuola di Addestramento Tennis).
Era il 1975, il tennis viveva sull’onda delle vicende e dei successi dei Quattro Moschettieri di Coppa Davis (Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli ), i tennisti di allora, non assomigliavano affatto per costituzione e qualità fisiche agli atleti di ambo i sessi che attualmente vediamo disputare gli incontri, e soprattutto, visti i costi, era praticato principalmente da chi se lo poteva permettere! Naturalmente, colsi al volo l’occasione che mi si era prospettata e volli imparare a giocare. Ricordo la disperazione e al contempo la pazienza del M° Marcello Monetti che ogni giorno, prima di iniziare i corsi, mi dedicava un quarto d’ora per farmi capire che non avevo in mano una clava, e che mi ripeteva all’infinito “Morbido. Quel braccio va tenuto morbido!”. Su due cose però non aveva nulla da ridire: la mia capacità di arrivare su palle impossibili, e soprattutto sulla mia battuta naturale ed esplosiva che, anche se assomigliava molto al gesto del lancio del giavellotto, faceva uscire dal piatto corde della mia racchetta bordate incredibili al punto che alcuni giocatori ne approfittavano per allenarsi con me nella risposta al servizio. Giocavo a turno con vari soci del circolo che come se assaliti da una sorta di piacere sadico nel vedermi attraversare in lungo ed in largo a folle velocità la mia parte di campo, mi facevano correre come un dannato prima di chiudere ogni “quindici” . In fondo anche se non mi allenavo più specificamente, non avevo perso la preparazione fisica costruita negli anni precedenti come decatleta, cosa questa che mi portò a trarre alcune prime considerazioni su come e cosa eventualmente suggerire nell’allenare quelli che praticavano il tennis agonistico. Un giorno, uno di questi, che tra l’altro frequentava il mio stesso corso all’ISEF, mi chiese se avevo voglia condividere il suo appartamento ed eventualmente di seguirlo nella preparazione fisica. Mario Piuk di Gorizia, (Plix per gli amici) era un fenomeno! Nel circuito del tennis nazionale era considerato una buona “seconda categoria”, ma probabilmente sarà ricordato per le mangiate pantagrueliche e soprattutto le sostanziose bevute: era capace di far fuori una ventina di lattine di birra in una serata! Quando giocava a tennis non sudava, DISTILLAVA! Più che come preparatore atletico con Mario feci la mia prima esperienza come buon samaritano ed è forse anche per qualche mio consiglio opportuno e qualche bicchiere di meno che l’anno successivo fu promosso in prima categoria ed entrò nel novero dei giocatori di classifica mondiale. Nel 1981 Plix divenne Maestro di Tennis, si trasferì ad Alassio per insegnare e le nostre strade si divisero. Ma si vede che con i goriziani dovevo avere un feeling particolare poiché un maestro di tennis amico di Mario, venne ad insegnare a Bologna, e avendo sentito raccontare di me e mi volle nel suo Circolo come preparatore atletico.
E’ con il M° Alessandro Zoccoletto che ho iniziato realmente ad occuparmi di preparazione specifica per il tennis. “Zoc” era un vero trascinatore. Ai suoi allievi, Alessandro trasmetteva entusiasmo e fantasia, era un innovatore, uno cui piaceva uscire dagli schemi , per certi versi un dissacratore delle teorie che costituivano il dogma del tennis giocato di allora . Per natura sportiva non ero diverso da lui. Dio prima li fa, poi li accoppia! Con lui ho avuto modo di capire ed approfondire nuove soluzioni tecniche ed applicare sistemi di allenamento più consoni e moderni ed è a lui, che mi ha lasciato operare con tranquillità e che per primo ha creduto fermamente nelle mie idee, che va la mia gratitudine. Suggerii che anche per i tennisti era giunto il momento di applicare anche le metodologie di allenamento più raffinate dell’atletica leggera trasportandone i concetti fondamentali nella pratica quotidiana. Le parole “programmare”, “periodizzare”, “finalizzare”, “tappe speciali” facevano da sottofondo a tutti i nostri discorsi tecnici. Mi permise, cosa più unica che rara a quei tempi, di intervenire durante le fasi dell’addestramento tecnico in campo per esempio con l’utilizzo di cinture zavorrate di vario peso, per allenare in maniera specifica la forza resistente, e con l’uso di corde elastiche per far acquisire la sensazione di spinta avanti durante l’esecuzione dei colpi. Fuori dal campo, la palla medica e la relativa metodica della policoncorrenza esplosiva erano diventate il mio cavallo di battaglia, e non ultimo insegnavo ai miei allievi anche a lanciare il giavellotto. Richiedevo impegno e serietà nell’affrontare il lavoro, cercavo sempre di spiegare il perché di questo o quell’altro mezzo di allenamento, coinvolgevo culturalmente i miei allievi stimolandone l’apprendimento teorico relativo ai sistemi di preparazione. Come per tutti i portatori di novità, mi attirai critiche e pregiudizi. Soprattutto quando teorizzai l’allenamento alla velocità e alla forza esplosiva piuttosto che alle massicce dosi di lavoro aerobico come metodica di preparazione fondamentale per un tennista che volesse emergere. Sostenevo con veemenza verbale le mie tesi e le documentavo con statistiche e studi che mettevano in relazione i gesti motori in rapporto alle frequenze cardiache che i tennisti facevano registrare durante le partite. Mi sentivo un po’ Don Chisciotte, in quell’ambiente che vedeva il saltellare con la funicella come la panacea a tutte le risorse organiche individuali ! Probabilmente alla base delle curiosità che animavano ogni mia voglia di ricercare qualcosa di nuovo che potesse essere utile alla causa, c’era la frustrazione dell’atleta che avendo visto sfumare il suo personale progetto agonistico, si butta di tutto peso riversando tutte le sue energie in un campo diverso da quello che avrebbe desiderato vederlo protagonista. Il mio vissuto sportivo mi portava a credere ciecamente nell’allenamento individualizzato e multilaterale, e quando nel 1984 finalmente fu possibile utilizzare un computer, realizzai un mio vecchio sogno che consisteva nell’elaborazione di piani di allenamento personalizzato frutto dall’analisi dei risultati ottenuti nell’esecuzione di una batteria di test che sondavano le qualità motorie a 360 gradi. Il software proposto per quei tempi era una novità assoluta, e il metodo operativo si rivelò rivoluzionario, tant’è che riviste specializzate del settore, tra tutte il mensile “MATCH BALL”, ne pubblicarono alcuni articoli a riguardo e molti maestri di tennis mi invitarono nei propri circoli per avere una collaborazione esterna . Tra i tanti ragazzi che sono cresciuti sportivamente affidandosi a questo mio metodo, mi piace ricordare quello che per certi versi è stata la “prima cavia” , Davide Scala, a cui ho dedicato molto della mia vita professionale e che ha ampiamente ripagato il mio operato approdando prima alla Nazionale e in seguito al n° 117 della classifica mondiale ATP. Nel 1988, prima che divenisse di uso comune, sperimentai con il mio amico Dr. Vittorio Roncagli il “Visual Training”, proponendolo ai miei allievi come ulteriore metodica di allenamento per lo sviluppo delle qualità ideosensomotorie. .
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Per dare ulteriore risalto e credibilità al mio lavoro mi attivai anche presso l’Istituto di Antropologia dell’Università di Bologna per promuovere e realizzare alcune ricerche scientifiche relative alle caratteristiche somatiche e funzionali dei giocatori di tennis, culminate con pubblicazioni di un certo rilievo su riviste internazionali. Sempre in quegli anni ho seguito la preparazione fisica di Omar Camporese, che ottenne la sua prima convocazione come titolare in Coppa Davis e la posizione n° 50 della graduatoria mondiale ATP, e di Massimiliano Narducci (n°70 ATP) altro Davisman che in seguito ho affiancato nell’insegnamento presso la sua Scuola Tennis di Imola nel 1995. Dopo questa ultima esperienza, mi sono concentrato ad approfondire studi nell'ambito delle tecniche dell'allenamento sportivo ed a produrre software e strumenti di valutazione funzionale, al di fuori dell'ambiente agonistico del tennis... Di tutto il lavoro svolto nei miei primi vent’anni di carriera, ho voluto sintetizzare le parti salienti che hanno caratterizzato la mia esperienza, nella videocassetta intitolata “La preparazione atletica del tennista” che ho voluto realizzare con mia figlia Elena come protagonista, per lasciarle un ricordo tangibile di me, che mio malgrado, per dedicarmi ai miei allievi, l'ho forse un po’ trascurata nel suo iter sportivo. Comunque nal 2004 Elena, che si è laureata in Scienze Motorie studiando ad Jyvaskyla (Finlandia), è diventata Maestra di Sci e quando non lavora sui monti è la mia assidua collaboratrice nella Preparazione Fisica di tennisti ed altri atleti di vari sport. Infatti. per caso nel 2004 ho ripreso ad allenare tennisti e sono rientrato nel mondo del tennis che è sempre affascinante, anche se ancora in notevole ritardo (almeno in Italia) con le attuali conoscenze scientifiche e metodologiche, e mi sono adoperato anche per divulgare ed applicare tutto quello che avevo appreso e sperimentato. Insieme al mio ex allievo Davide Scala (ora ottimo coach) ho seguito la preparazione atletica di Enrico Burzi che in sette mesi di lavoro si è portato dalla posizione 988 a 425 ATP. Il senso del lavoro fisico svolto con lui è tutto nelle parole che Enrico ha voluto dedicarmi a fine stagione:"Ho lavorato la metà ed ho ottenuto il doppio!". Nel frattempo nel 2007 ho selezionato in un gruppo di giovani di una SAT un ragazzino in cui ho creduto da subito, Manuel Righi, un piccolo talento atletico mai considerato dai tecnici, in cui io "vedo qualcosa" e che seguo nel suo iter nella certezza che approdi a quello che penso sia un suo traguardo possibile, contro il parere opposto di tutti. Vedremo!!! Nel 2008 mi sono occupato della preparazione atletica di Tathiana Garbin (riportata da 85 WTA a 53 WTA con vittorie in Tornei e partecipazione ai 4 Grandi Slam) e di Anastasia Grymalska (n° 1 d'Italia U18, che è arrivata a 29 ITF e 720 WTA, con vittorie in Tornei ITF e Open e partecipazione ai 4 Grandi Slam Juniores): esperienze di grande livello tecnico che mi hanno regalato grandissime soddisfazioni professionali e personali. ............
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Ultime esperienze: Nel 2009 ho aperto la mia Accademia con sede a Villa Pallavicini in Bologna, col nome di "Centro Tecnico per l'Allenamento Ottimale" in cui con il M° Davide Scala abbiamo seguito Enrico Burzi (254 ATP), Manuel Righi (2/4 U18), Lorenzo Di Giovanni (2/3), Nicole Pafundi (2/6 U16) e Cecilia Pattacini (3/2) Nel 2013 ho accettato una collaborazione tecnica nella "Daniel Panajotti Academy" a Verona dove abbiamo seguito Anastasia Grimalska (213 WTA), Juliana Lizarazo (385 WTA), Victor Galovic (312 ATP), Davide Pontoglio (2/3), Matteo Rigamonti (2/4). Dal 2014 ho lavorato in proprio seguendo Stefania Rubini (458 WTA) e Bianca Vitale (185 ETA). Attualmente oltre alla Rubini e alla Vitale, sto seguendo la preparazione atletica di Simon Berger, atleta di sicuro avvenire.
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Dal 2016 al 2020, ho coordinato e dato le direttive per la preparazione di una atleta napoletana di sicuro avvenire, Federica Sacco, che nel periodo in cui ho collaborato col suo staff, ha vinto i Campionati Italiani U14, il Master Europeo U14, i Tornei Internazionali U18 (lei ancora U16) di Salsomaggiore e di Prato e tanti altri risultati di rilievo.
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