Un giorno di giugno del 1992, ricevetti una telefonata da Pasqualino Abeti.
Pasqualino, un ex velocista della nazionale italiana di atletica leggera (10”3 nei 100 metri, 20”7 nei 200 metri ed ex primatista mondiale nella 4 x 200 metri insieme a Benedetti, Guerini e Mennea), da quando aveva smesso di gareggiare si era dedicato alla preparazione atletica: seguiva con successo alcuni tennisti di buon livello ed allenava una squadra femminile di calcio.
Con Beppe Baresi
Con Pasqualino Abeti
Con Piero Frosio
Tempo prima di quella telefonata, ci eravamo incontrati, perché il maestro del Circolo Tennis di Carpi, dove lui operava, dopo aver letto gli articoli sul mio metodo particolare di organizzazione dell’allenamento, mi aveva chiesto di fare un intervento per la valutazione globale di tutti i suoi tennisti.
Pasqualino rimase colpito da questo metodo innovativo, si adeguò ai miei sistemi con entusiasmo, e per qualche tempo abbiamo continuato a sentirci e a scambiarci opinioni ed esperienze.
Quel giorno di giugno, ricordo che Pasqualino mi disse con concitazione al telefono, che voleva vedermi per propormi una cosa molto importante.
“Ho ricevuto una proposta di lavoro come preparatore da Piero Frosio l’allenatore del Modena Football Club!” esordì entrando nel sottoscala di casa mia dove avevo istallato il mio laboratorio.
“Il Modena è in serie B, e Frosio è un pupillo di Sacchi, voglio avere uno staff all’altezza ed ho pensato immediatamente a te e a tutti i tuoi sistemi informatizzati per la valutazione funzionale dei giocatori e per la programmazione del lavoro. Non dirmi di no!”
La sua eccitazione era contagiosa, la mia curiosità era notevole, la serie B del calcio italiano un miraggio inarrivabile se non sei conosciuto nell’ambiente: non ci pensai su due volte, e mi misi a sua completa disposizione.
L’ agosto di quell’anno lo passai a Sestola, nel raduno di preparazione precampionato del Modena.
Capii immediatamente che ero entrato in una dimensione sportiva diversa!
Un mondo dorato!
Ed anche arciben retribuito!
Con i miei sistemi innovativi feci un figurone, ed i giornalisti che si aggiravano nei pressi del campo sportivo dove ci si allenava, prendevano appunti su tutto quello che succedeva e che vedevano fare, per poi darne ampio spazio sulle loro testate .
“Gialli al computer. Preparazione atletica, quante novità” titolava la Gazzetta di Modena, e tra le altre cose si facevano elogi al nuovo preparatore ed al suo staff.
Con Teo Teocoli-Maldini su Rai 2
Con Terence Hillsu Rai 2
Nella squadra c’erano nomi importanti, e fra tutti ricordo con simpatia Beppe Baresi, campione del mondo in Spagna nel 1982, che era venuto a giocare al Modena per concludere la sua carriera.
Un uomo ed un talento di rara levatura morale.
Nella prima partita di precampionato, incontrammo il Milan di Sacchi e con grande piacere rividi un vecchio amico compagno di squadra in nazionale, nel Gruppo Sportivo dei Carabinieri, e di corso all’Isef di Bologna, che ormai era divenuto il punto cardine della preparazione atletica calcistica, Vincenzo Pincolini, colui che per primo ne aveva rinnovato le metodologie di allenamento fisico e che aveva dato dignità di mansione al preparatore.
Nel Modena avevo legato un po’ con tutti, e quando arrivavo per effettuare le batterie dei test di valutazione c’era sempre grande euforia.
Insomma l’ambiente mi entusiasmava, e percepivo che mi ero creato un alone di chiara credibilità.
Tra alti e bassi, il campionato filava liscio, nel rispetto degli obiettivi che la società si era posta, fino a che dopo due sconfitte consecutive, in marzo, il presidente Farina in persona, mi telefonò per chiedermi di effettuare ulteriori test per verificare la condizione della squadra.
Nonostante i risultati positivi, con molto stupore seppi che due giorni dopo l’allenatore, Frosio, fu licenziato.
In quel momento capii che nel mondo del calcio non tutto è oro quello che luccica e tutto va bene quando si “mette la palla in rete”, altrimenti anche se agisci nel più ampio buon senso e correttezza professionale, bisogna fare i conti con le opinioni spesso opinabili dei vertici societari e dell’ambiente che li circonda.
Feci tesoro di quell’esperienza, e non ebbi più voglia di occuparmi di squadre di calcio per un bel pezzo.
Infatti solo sei anni dopo sono tornato ad occuparmi della preparazione atletica calcistica, in due settori contrapposti: una squadra del settore giovanile (gli “Allievi Regionali” del Progresso Calcio di Castelmaggiore) ed una squadra di “dilettanti allo sbaraglio” (una squadra di “terza categoria” il mitico “Atletico Van Goof” di “Quelli che …il calcio” fortunata trasmissione televisiva di Fabio Fazio). Nonostante il Van Goof fosse una squadra costruita per essere "ad uso e consumo" della Rai e di Fabio Fazio, i giocatori che militavano nella compagine erano veramente motivati a far bene come anche il Presidente (Andrea Sebastianelli) al punto che si affidarono loro malgrado alle mie cure dalle quali scaturì il mio soprannome "The Butcher" (il macellaio).
Con Alessia Merz su Rai 3
Con Orietta Berti su Rai 2
Come dicevo, due esperienze contrapposte, ma con gli stessi obiettivi: vincere il campionato!
La preparazione atletica nel calcio dilettantistico è un mondo veramente pittoresco in cui trovano spazio le più disparate figure professionali che attuano metodologie di allenamento alquanto discutibili .
In un ambiente così radicato nella tradizione metodologica in cui regna sovrana l’approssimazione, per un professionista di sport non è facile farsi accettare, e far capire il perché delle cose, fatto sta che a seguito di allenamenti che regolarmente venivano accettati con grande diffidenza, gli stessi calciatori mi riferivano di sensazioni migliori in partita: “gambe che girano nonostante non ci credevo”, “saltavo più in alto” “sono più veloce e duro di più”, ecc…
Quell’anno, le due squadre vinsero il campionato ed il Van Goof ne vinse altri tre nei tre anni a seguire fino a raggiungere l'obiettivo del campionato di "Promozione"; sarà stato un caso?
L'esperienza col Van Goof è stata veramente esaltante oltre ad avermi lasciato ricordi incancellabili più sul piano edonistico che su quello professionale. Smisi la mia collaborazione con la squadra quando la gestione di "Quelli che... il calcio" da Fazio passò a Simona Ventura ed io ripresi ad occuparmi di studi e ricerche nel mondo dello sport; nonostante varie proposte, quello del calcio non mi sembrava comunque l’ambiente adatto a me, quindi ho lasciato perdere senza rimpianti.