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Esperienze da Atleta

Nel gennaio 1968, aIl’I.T.I.S. “Luigi di Savoia” di Chieti, si organizzavano le selezioni per la formazione della squadra che avrebbe dovuto partecipare ai Campionati Studenteschi di Corsa Campestre.

Prof. Fulgenzi

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Salto in alto stile  Fosbury                                                 

Di Nardo, Maddalena, Vingiano e io

Ero da sempre stato attratto dall’idea di divenire un’atleta, ricordo che quando ancora bambino, a differenza di altri che preferivano il pallone, mi divertivo nel cortiletto di casa, a competere con immaginari antagonisti, in gare di salto in alto, che come attrezzatura prevedevano una canna che fungeva da asticella, e una catasta di cartoni pressati come zona di caduta. L’appartenere quindi ad una Scuola superiore che vantava da anni una tradizione di successi sportivi, mi stimolava a cimentarmi in attività tra le più disparate pur di trovare un posto nella squadra. Insieme a molti altri mi iscrissi per prendere parte alla competizione di corsa campestre. Non sono mai stato un fondista nè nel fisico, nè tantomeno nella mentalità, sta di fatto che mi classificai al sesto posto tra gli allievi, e così fui selezionato, essendovi sei posti in palio per formare la squadra d’Istituto . Le vicende successive non furono esaltanti, infatti non le ricordo, ma due cose mi sono rimaste nella mente: la stanchezza dopo l’ora di allenamento di corsa su e giù per le strade periferiche di Chieti e il sapore dolcissimo del bicchierino di Vov che il bidello ci offriva al rientro, nello spogliatoio della palestra scolastica.
Una volta trovato il giusto approccio con lo sport che più mi piaceva, sentivo il dovere di continuare fino alla ricerca della specialità che più mi fosse congeniale. Fu così che alle selezioni d’Istituto per le gare primaverili di atletica leggera, mi iscrissi nella lista del salto in alto.
Allora lo stile più in voga era il ventrale, ed io saltavo mt. 1,35. Non era molto, tant’è che essendo disponibili solo due posti per specialità, in squadra furono inseriti altri due atleti che superavano agevolmente mt. 1,45 l’uno e mt. 1,70 l’altro (Franco Schiazza).
Il mio insegnante di Educazione Fisica, Prof. Fulgenzi, un professore prossimo alla pensione, magro, piccoletto e con il sigaro Toscano sempre in bocca, avendo capito la mia passione per lo sport in generale e l’atletica in particolare, mi inserì in una specialità che trovava pochi adepti perchè molto tecnica: la corsa ad ostacoli.
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Ostacoli 

Nel giro di pochissimo tempo appresi una tecnica rudimentale ma efficace, al punto di risultare il migliore tra gli "Allievi" dell’Istituto (nella foto del 12 maggio 1968, con L.Di Nardo, L.Vingiano e G.Maddalena).
Le Gare Studentesche, erano un evento sentitissimo tra gli studenti di Chieti, e la rivalità tra i vari Istituti trovavano un momento di massima intensità proprio durante lo svolgimento dei Campionati che si svolgevano al campo “Civitella” che, da santuario del calcio (un campo completamente in terra, senza un filo d’erba!) per l’occasione veniva disegnato col gesso di piste e pedane e trasformato in un vero e proprio campo di atletica che riempiva all’inverosimile gli spalti.

Lo schieramento degli spettatori era così disposto: sotto le tribune coperte gli studenti del Liceo Classico (i meno numerosi ed i più sbeffeggiati per via di quella infantile competizione tra fisico ed intelletto !), nella curva nord quelli del Liceo Scientifico, nelle tribune scoperte i Geometri e Ragionieri (squadra molto forte) e nelle gradinate i 2000 studenti deil’I.T.I.S. (squadra sempre da battere).
All’appuntamento sportivo arrivai preparato al meglio, e addirittura vinsi la mia batteria con 10” netti nei 60 ostacoli. Un’emozione esaltante sia la corsa, sia quella prima vittoria, sia sentire il boato proveniente dagli spalti gremiti di studenti.
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La gradinata degli studenti dell’I.T.I.S.

In finale non arrivai tra i primi, comunque questi avvenimenti mi spinsero a cercare la strada per dare continuità a quella che poi è stata sicuramente l’esperienza più esaltante della mia vita.
Mi tesserarono per la società "River 65", e subito mi fecero partecipare a gare FIDAL.
La prima volta a Pescara, mi chiesero cosa avessi preferito tra la gara dei 300 ostacoli, e il salto triplo.
Dopo aver riflettuto che seppur capace di “passare” gli ostacoli, 300 metri erano comunque una distanza troppo lunga per le mie condizioni di allenamento alla corsa, decisi quindi di partecipare al salto triplo, che non avevo mai provato, ma che comunque assomigliava al salto in lungo ed in quella gara avrei avuto la possibilità di esprimermi. Invece, il salto triplo non assomigliava affatto al salto in lungo, e me ne resi conto immediatamente dopo il primo salto, in cui non riuscii neanche ad arrivare dentro la buca della sabbia posta ad 11 metri dall’asse di battuta, finendo il salto ancora dentro la corsia di pedana a soli mt. 9,54. Ricordo come mi feriva l’orgoglio sentire le risate degli spettatori nel vedere la mia goffaggine nel realizzare i salti.
L’estate ‘68 la passai quasi tutta al campo sportivo con un amico anch’egli appassionatosi all’atletica dopo aver disputato le gare studentesche, che per inciso furono ancora vinte dal mio mitico I.T.I.S.
Il mio compagno di avventure era Costanzo Di Filippo, futuro ottimo giavellottista, tra i migliori allievi in Italia. I miei, per la promozione, mi regalarono un paio di scarpe da atletica, di cui ricordo ancora l’odore, mie inseparabili compagne di fatica: Valsport a quattro chiodi.
A fine estate si disputavano le Olimpiadi del Messico, ed i quell’occasione seguivo in televisione le vicende degli atleti che vi prendevano parte.
Mi affascinò molto vedere la vicenda sfortunata del saltatore triplo italiano Giuseppe Gentile, che dopo aver stabilito per due volte il record mondiale (17,11 e 17,22), fu superato da altri due atleti negli ultimi due salti e quindi da numero I del mondo arrivò terzo con la terza miglior misura di sempre (2° fu Prudencio (Brasile) e 1° fu Sanayev (Russia)). Sempre in quelle Olimpiadi ci fu la rivelazione di Eddy Ottoz che arrivò terzo nei 110hs e che fu il mio idolo sportivo di allora (mi firmavo Eddy e portavo l’orologio a destra come lui), oltre alla nuova tecnica di salto in alto ideata da Dick Fosbury, quella detta Fosbury Flop o a “gambero” o “valicamento dorsale” che gli permise di vincere portando, il record del mondo a mt, 2,24.
Queste cose non facevano altro che caricare la mia motivazione, e mi esaltavano spingendomi sempre più verso il mondo dello sport.
Con l’inzio della preparazione invernale, passai alla società di atletica più importante di Chieti la Libertas “Artese”. Qui conobbi Ezio Buzzelli, che non era mio parente, ma era un triplista eccezionale che a fine carriera realizzò la misura di 16,48 e che potenzialmente avrebbe potuto ottenere perfino il record del mondo se solo avesse avuto voglia di allenarsi a fondo.
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Con Ezio Buzzelli (m 16,48 Salto Triplo) ed Ermanno Corradi – Chieti 1970

Con Ezio iniziai, insieme al tecnico Ermanno Corradi, ad allenarmi per cancellare “l’onta subita” nella mia precedente gara di Pescara.
La stagione successiva, quella del 1969, divenni primatista e campione regionale “Allievi” di salto triplo con mt. 13,06; partecipai a gare nazionali a : Roma “Trofeo Bravin” classificandomi 4° alle spalle di Leonardo Arrighi (qui vidi per la prima volta Franco Radman, allenatore di Arrighi che in seguito rincontrerò nella mia carriera sportiva); era il 20 luglio 1969; quella notte l’uomo atterrò per la prima volta sulla luna. Iio quell'uomo, Neil Armstrong, che per primo calpestò il suolo lunare l'ho conosciuto di persona circa 30 anni dopo a Sanremo, durante il festival della canzone italiana, perchè fu invitato da Fabio Fazio, che era il presentatore del festival, insieme alla squadra di calcio che allenavo, l' Atletico Van Goof, ed insieme abbiamo sfilato sulla "passerella" che dalla piazza centrale conduceva al Teatro Ariston. Torniamo a noi! Poi a Bologna al “Trofeo Notari” classificandomi 3° (in quell’occasione salii per la prima volta sulla torre degli Asinelli, e il presidente della società , avv. Paolo Ciammaichella, mi regalò un paio di scarpe nuove da triplo che comprai dal famosissimo Dal Monte in vicolo Bolognetti, e che furono oggetto della mia attenzione durante tutta la notte prima della gara); quindi i Campionati Italiani Allievi di Massa Carrara (6°) ed infine i Campionati Italiani Libertas a Padova (4° con mt. 12,82).
Nel 1970 passai dalla categoria “Allievi” a quella "Juniores”; il minimo di partecipazione ai Campionati Italiani per il salto triplo era di mt. 13,80 ed il mio “sogno” era di poter ancora partecipare a quella competizione.
La stagione agonistica inizia nel migliore dei modi: alla Pasqua dell’Atleta a Pescara vinsi la gara di salto triplo portando il mio record a mt. 13,75 (5 cm dal minimo e con salti nulli da oltre 14,00 metri), ma a fine competizione avevo tutti e due i talloni afflitti da una forte infiammazione che mi costrinse a sospendere momentaneamente gli allenamenti di triplo, così cominciai per divertimento e per non perdere la condizione fisica a provare altre discipline.
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m 13,75 nel salto triplo a Pescara 1970

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Con Pietro Mennea a Schio – Agosto 1970

Mi cimentai nel peso, nel disco e iniziai scherzando a fare qualche salto con l’asta. A Chieti non esistevano strutture per questa disciplina per cui saltavo con un’asta di bambù (residuato bellico) e atterravo, dopo il volo, in una buca di salto in lungo, nella sabbia.
Ricordo che senza suggerimenti tecnici, i primi approcci mi esaltavano, e provando e riprovando arrvai a saltare la misura di mt. 2,20: di più non si poteva perché i ritti che tenevano sù l’asticella erano quelli del salto in alto, appunto alti mt. 2,20, e c’era sempre il rischio ed il timore di atterrare in malo modo nella sabbia e farsi male Siamo alla fine di maggio 1970, neI bel mezzo della stagione agonistica, quando a Pescara si organizzava una gara di decathlon (quella parola non l’avevo mai sentita prima).
Per gli atleti della Libertas “Artese” Chieti, questa gara era la solita occasione per poter varcare le mura cittadine ed andare all’ “estero” per divertirsi con lo sport. Di quel nutrito gruppo di atleti scanzonati facevano parte : Dino Spinozzi, Lucio Di Tizio, Umberto Tuffanelli, Luciano Vinciguerra, Franco Schiazza, Franco D’intino (costoro avevano già in passato disputato gare di decathlon), Carlo Malandra, Lauro Corti, Costanzo Di Filippo. Il sottoscritto, essendo ancora afflitto dalla fortissima tallonite a tutti e due i piedi, decise solo all’ultimo momento di partecipare.

La gara era stata organizzata per permettere di ottenere il minimo di partecipazione per i campionati italiani (4500 punti).
Naturalmente, quello era un decathlon affrontato senza la minima competenza in alcune specialità, come il lancio del giavellotto, i 110hs, il salto con l’asta, non foss’ altro perché, come dicevo, in quel di Chieti non esistevano le attrezzature idonee per allenarsi.
Quindi una gara all’insegna della più totale improvvisazione. Ma che importava, tanto si andava per competere tra noi, e soprattutto per divertirsi Che ridere, vedere le più “spettacolari” interpretazioni tecniche nelle varie discipline.
C’era chi saltava in alto a “pesce”, chi “all’italiana”, qualcuno abbozzava un Fosbury tutto casareccio, Franco Schiazza invece da buon specialista si esibiva in un ottimo ventrale (mt 1,75). Per non parlare dei 110hs: chi abbatteva le barriere con le mani perché troppo alte da saltare, chi cadeva rovinosamente a terra perché ci inciampava sopra, chi le saltava “all’italiana”.
1l massimo però si è potuto vedere nel salto con l’asta. L’asta, questa sconosciutal In quella gara non c’era stato limite alle svariate tecniche di corsa con l’asta, imbucata, e valicamento dell’asticella: si è anche visto qualcuno che cercava di superare l’asticella passandoci dal di sotto. Insomma un vero spettacolo comico. Dal canto mio mi limito a ricordare che nel lancio del giavellotto, il primo lancio fu effettuato impugnando l’attrezzo al rovescio (chi l’aveva mai visto un giavellotto!), il secondo fu “nullo”, il terzo valido con la misura di mt. 23,88.
Le scene più commoventi furono quelle dell’arrivo dei 1500m, la fine del decathlon che corrispondeva alla fine di una grande fatica e di un incubo! Stravolti ma felici, ci avviammo negli spogliatoi, in attesa della classifica finale.
Questi furono i miei risultati:

- 100m 12”3
- Lungo m 5,85
- Peso m 8,57
- Alto m 1,60
- 400m 58”7
- 110hs 21”8
- Disco m 23,45
- Asta m 2,40
- Giavellotto m 23,88
- 1500m 5’09”3
per un totale di 4508 punti.

Incredibile! Avevo ottenuto il minimo di partecipazione ai Campionati Italiani! Per otto punti si avverava il mio “sogno”. A distanza di tempo, rileggendo con attenzione i risultati di quel mio primo decathlon, mi accorsi che nel lancio del giavellotto era stato computato in punteggio la misura di mt. 28,88, e non mt. 23,88 come realmente ottenuto.
Un errore di trascrizione da parte del giudice, sicuramente, di cui nessuno si accorse, ma quei cinque metri in più nel giavellotto rappresentavano molti più punti di quegli Otto per i quali avevo ottenuto il minimo, quindi fu così che grazie a quella svista, all’insaputa di tutti, iniziava la mia carriera di decathleta.
Moralmente, a quel punto, sentivo il dovere di dimostrare a me stesso prima che agli altri, di meritare quel verdetto, impegnandomi a fare il massimo per sentirmi in pace con la coscienza.
Il “sogno” realizzato comunque non aveva danneggiato nessuno essendomi classificato secondo con più di 500 punti di distacco dal terzo (Tuffanelli con 3980 punti).
Sempre in quel decathlon Dino Spinozzi vinse ottenendo oltre al minimo di partecipazione ai Campionati, il primato regionale Juniores con 5101 punti e la convocazione ad un raduno nazionale che si sarebbe tenuto a Formia.
Io fui chiamato al raduno che si teneva a Schio, e lì ho conquistato la prima convocazione in una rappresentativa nazionale, come triplista, per un incontro tra atleti italia Nord contro Italia CentroSud. Per il salto triplo gareggiai in squadra insieme a Claudio Moretti di Roma, contro Daniele Segre (oggi un importante regista cinematografico) e Crescenzio Marchetti rispettivamente di Torino e Brescia.
Nella squadra Italia Centro-Sud (i “sudici”, come ci chiamavano gli altri) con me, figuravano altri nomi che poi hanno fatto la storia della Grande Atletica italiana e mondiale tra cui spiccavano: Franco Fava (futuro campione europeo ed olimpionico dei 3000mt siepi), Giuseppe Buttari (olimpionico dei 110hs), Massimo Magnani (olimpionico della maratona), ma soprattutto Pietro Mennea da Barletta (futuro primatista mondiale dei 200m con 19”72 e vincitore delle Olimpiadi di Mosca 1980) .
In seguito fui convocato anche come decathleta per un incontro tra rappresentative juniores da disputarsi in Finlandia a Lapua, che però per motivi tecnici, alla fine fu rinviato. Al ritorno da quel raduno ero carico come una molla e dal momento che volevo emergere a tutti i costi, ripresi ad allenarmi con grande lena. Dino Spinozzi era il mio punto di riferimento di allora, questi era un ragazzone alto 1.90 per 80Kg con un passato di campione studentesco di mezzofondo. Un personaggio, dalle mie parti! Sarà per la voglia di dimostrare che anche i piccoli ce la possono fare (ero alto mt. 1,73 per 69 Kg), sarà per spirito combattivo, sta di fatto che dal primo giorno di ripresa degli allenamenti, fino al giorno prima dei Campionati Italiani, l’obiettivo che mi ero posto, era quello di fare meglio di Spinozzi. Si lavorava sodo, con il tecnico Ermanno Corradi. Imparai gli ostacoli, l’asta, preparai per bene i lanci: si cominciava a vedere che le varie tecniche assomigliavano a quelle ortodosse. Ai campionati italiani che si tennero a Rovereto in settembre, Spinozzi decise di non partecipare per motivi di famiglia, così il giorno prima delle gare insieme a Corradi partii con animo più disteso ma comunque aggressivo e a caccia, quantomeno, del record regionale. Quella notte piovve a più non posso, ed ero preoccupato per le piste in tennisolite, e speravo in una loro buona tenuta (la pista molle avrebbe inficiato le prove di velocità e di salti, gare in cui mi esprimevo meglio e in cui avrei guadagnato più punti). La mattina seguente, durante il riscaldamento prima dei lOOm, da lontano, nel campo, con Ermanno distinguemmo una sagoma a noi molto famigliare, che correva: Spinozzi era lì!.
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con Dino Spinozzi ai Campionati italiani del ’70 a Rovereto

Fu una bella gara, un’esperienza esaltante. C’erano i migliori atleti italiani: Rossetti, Poserina, Banfi, Berto ecc... Mi classificai al sesto posto, davanti a Spinozzi che arrivò ottavo, ottenni il nuovo record regionale Juniores con 5381 punti e ... misi la coscienza a posto! Che soddisfazione! Due piccioni con una fava! Questi furono i miei risultati:

- 100m 11”86
- Lungo m 6,15
- Peso m 9,55
- Alto m 1,73
- 400m 55”00
- 110hs 18”9
- Disco m 30,44
- Asta m 3,20
- Giavellotto m 35,04
- 1500m 4’47”4
per un totale di 5381 punti.

La stagione terminò con i campionati italiani Libertas a Catania, dove ritoccai il limite nel salto triplo con la misura di mt. 13,90 e classificandoci 3° assoluto e 2° juniores dietro Ezio Buzzelli, primo con 15,40. Il 1971 fu caratterizzato da una intensa preparazione invernale, volta soprattutto a migliorare la condizione fisica e prevalentemente mirata al decathlon. Le prime gare non furono eccezionali, comunque mi permisero di ottenere risultati tali da venir convocato ai raduni nazionali di allenamento e di partecipare ai Campionati Italiani di decathlon. Questi si svolsero a Roma il 2 5-26 settembre. Ero il più giovane decathleta juniores in gara; lottai e superai ancora una volta il record regionale portandolo a 5507 punti classificandomi al 5° posto dietro atleti tutti di 20 anni e 1° degli atleti nati nel 1952 (la categoria Juniores andava dai 18 fino ai 19 anni, ma solo in Italia comprendeva anche atleti nati nel 1951 quindi di 20 anni, oltre a quelli del ‘52, ‘53). Questi i risultati: 100m (11”8), Lungo (6,30), Peso (9,70), Alto (1,70), 400m (54”0) / 110hs (18”4), Disco (30,20), Asta (3,30), Giavellotto (38,00), 1500m (4’50”3) per un totale di 5507 punti . Questa affermazione mi valse la maglia azzurra! Una gioia indescrivibile! Un moto interiore che accresceva in maniera esponenziale le mie possibilita agonistiche.
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L’articolo originale uscito su “Il Messaggero” di settembre 1971

In quindici giorni di raduno collegiale a Tirrenia, sotto la guida del Prof Radman, cominciai ad avere un approccio più tecnico con il salto con l’asta, specialità dove mostravo grande attitudine. A Pisa in un pomeriggio imparai ad utilizzare l’attrezzo in fibra di vetro (fino ad allora avevo utilizzato l’asta di alluminio, quindi rigida), e grazie alla tecnica ad asta flessibile, seppur ancora rudimentale, superai agevolmente i mt. 3,60. Il giorno 8 ottobre ,con il resto della squadra capitanata dal Prof Franco Radman, partii per LORRACH, in Germania, dove era in programma l’incontro tra le nazionali di Francia, Svizzera, Germania, ed Italia di decathlon. La nostra squadra era formata dai grande talento emergente di allora, Gianni MODENA (ancora categoria “Allievi” essendo nato nel 1955 ed in seguito recordman italiano con 7430 punti), Leonardo ARRIGHI (ottimo saltatore in alto da mt, 2,02 e triplista da mt 14,50), Claudio LAZZARI (ottimo giavellottista da mt.63,00) e da me.
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Lorrach 9-10 ottobre 1971 (Italia, Svizzera, Francia, Germania di Decathlon)

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La Squadra Italiana: C. Lazzari, F. Radman, G. Modena, L. Arrighi, S. Buzzelli

 

In quell’occasione successe un fatto increscioso ed incredibile al tempo stesso : le aste che portavamo con noi come “bagaglio appresso”, furono smistate alla stazione di Milano e spedite a Zurigo (in pratica dalla parte opposta al luogo in cui si disputavano le gare)!
Ciò voleva dire dover utilizzare ancora aste di vecchia tecnologia, le uniche messe a disposizione dall’organizzazione tedesca.
Comunque la gara andò ottimamente e mi superai ancora in maniera stupefacente.
5790 punti : nuovo record regionale juniores (che poi rimase imbattuto pr 10 anni)!
Di quella gara rimane forte in me, il ricordo, durante la presentazione delle squadre, del momento dell’inno nazionale. Mi commossi allora, e mi commuovo ancora tutte le volte che riascolto quelle note durante manifestazioni sportive, e al solo pensiero, i brividi di allora, mi pervadono tuttora.
Sentivo dentro come una forza supplementare, un vento, che mi spingeva nelle gare di velocità, mi faceva volare nelle gare di salto, e trascinava i miei attrezzi nelle gare di lancio. Infatti la progressione fu la seguente: Questi furono i miei risultati:

- 100m 11”5
- Lungo m 6,70
- Peso m 10,54
- Alto m 1,80
- 400m 53”2
- 110hs 17”5
- Disco m 32,00
- Asta m 3,30
- Giavellotto m 41,87
- 1500m 4’43”0
per un totale di 5790 punti.

La bellezza di 8 record personali nello stesso decathlon!
Un’impresa!
Ah, la potenza della motivazione e dell’adrenalina!
Tornai a casa deciso a fare grandi cose. Programmai col tecnico la preparazione per la stagione agonistica 1972 con l’obiettivo di superare l’ormai annoso record regionale assoluto di 6056 punti che apparteneva a Giovanni CORNACCHIA, un mito dell’atletica abruzzese, (tre Olimpiadi disputate : Roma, Tokyo, Città del Messico; secondo agli Europei di Belgrado nel ‘62 e primo uomo italiano a scendere sotto i 14” nei 110hs).
Per prima cosa cominciai la specializzazione tecnica nel salto con l’asta, andando ad allenarmi ad Ascoli Piceno dove c’era un’ottima scuola di saltatori guidata dal tecnico federale Natalino Angelini, e a migliorare la tecnica degli ostacoli allenandomi a Pescara con lo stesso Cornacchia.
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Primi rudimenti con l’asta flessibile a Chieti (1972)

Frequentai i raduni collegiali dove venivo invitato come atleta di interesse nazionale (Formia, Pescara, Schio). Ma soprattutto capii l’importanza di una seria programmazione dell’allenamento delle prove multiple, per questo chiesi aiuto al Prof. Radman (responsabile italiano del decathlon) e al Prof. Jelli (allenatore di Renato Dionisi, primatista italiano di salto con l’asta).
Mi furono stilati e inviati piani di lavoro che attuai alla lettera.
Mi allenavo tutti i giorni almeno tre ore, provavo e riprovavo tecniche su tecniche. Potenziavo i muscoli e i sistemi bioenergetici.
Insieme a tutto questo, dovevo trovare il tempo anche per studiare essendo quello, l’anno dell’Esame di Stato scolastico.
Ai campionati regionali di decathlon che si svolsero a Chieti il 16-17 maggio, al primo tentativo il record regionale assoluto fu migliorato e portato a 6080 punti.

La settimana successiva fui invitato a Formia per partecipare ad una competizione di salto con l’asta a cui avrebbero preso parte i migliori atleti del mondo. Ci andai e migliorai il record personale di salto con mt. 3,90 (questo risultato mi consentiva di cominciare a mirare anche al record regionale assoluto di asta che apparteneva a Sante FANESE con mt. 4,00 dal 1964).

In quell’occasione ho potuto ammirare le evoluzioni di Bob SEAGREN (primatista del mondo di salto con l'asta con mt. 5,63), Kyell ISAKSONN a cui assomigliavo fisicamente (mt. 5,59), Hans LAKERQUIST (mt. 5,55), Mel Pender (10" netti sui 100m) ed altri fenomeni. In gare successive mi misi in luce nel salto in lungo con mt, 6,81 per cui fu inserito nella squadra abruzzese per 1’ incontro interregionale Abruzzo-Marche-Campania che vinsi con la misura di mt. 6,82.
Agli inizi di giugno, con gli Esami di Stato che erano alle porte, fui costretto ad interrompere l’attività sportiva per dedecarmi solo allo studio.
Il 20 luglio superai a pieni voti (54 sessantesimi) l’Esame e immediatamente dopo partii per la Svizzera per un periodo di ripresa degli allenamenti.
Allenai soprattutto la forza esplosiva e quando tornai in Italia fu invitato al Festival Delle Prove Multiple che si teneva a Pescara il 25-26 agosto. Tre giorni prima di questa competizione, durante un allenamento, con la nuova asta che nel frattempo la Società mi aveva comprato, mi procurai una brutta botta al volto per cui andai a gareggiare con una vistosissima ecchimosi all’occhio destro.
Questi furono i miei risultati:

- 100m 11”2
- Lungo m 6,83
- Peso m 10,02
- Alto m 1,75
- 400m 52”6
- 110hs 18”4
- Disco m 31,83
- Asta m 4,00
- Giavellotto m 37,40
- 1500m 4’39”0
Ciononostante mi superai ancora: 6189 punti ; ancora record regionale. Come si può evincere dai risultati, eguagliai in questo decathlon con 4 metri il record assoluto di salto con l’asta. Tra gli ottimi risultati ottenuti, una macchia: 18”4 nei 110hs due secondi peggio del record personale, a causa di un impatto contro un ostacolo che mi squilibrò e mi costrinse a finire la gara facendo cinque passi tra un ostacolo e l’altro. Questo errore mi costò almeno 200 punti in meno.
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mt 6,83 nel Salto in lungo al Festival delle Prove Multiple. Pescara 25 agosto 1972

Qualche settimana dopo ottenni anche il nuovo record assoluto di salto con l’asta: rnt. 4,01. Ai camponati italiani di quell’anno non partecipai perché in concomitanza con la partenza per il servizio militare.
Destinazione CENTRO SPORTIVO CARABINIERI : il massimo che un atleta militare potesse sperare.
Mi ritrovai con i compagni di squadra Giorgio Berto (6780 punti) e Claudio Lazzari (6150 punti). Intanto per i risultati ottenuti nella passata stagione sono stato insignito del distintivo d’oro delle 10 gare, onoreficienza riservata ai decathelti che superano la soglia dei 6000 punti, e della “Palma al merito sportivo di 1° grado”, onoreficienza riservata agli atleti di interesse nazionale. La preparazione invernale di quell’anno fu costellata da allenamenti massacranti su due fronti: per il decathlon e per il salto con l’asta. Nelle prime gare indoor di gennaio 1973 cominciai a segnalarmi a livello nazionale di Salto con l’asta con la misura di mt. 4,40 (in allenamento “volavo” anche molto oltre ). Questi risultati indussero il Prof. Jelli (responsabile nazionale del Salto con l'asta e allenatore del primatista italiano e campione europeo, Renato Dionisi) a volermi al Centro Federale di Formia per allenamenti più specifici e per tentare il minimo olimpico per le Olimpiadi di Montreal 1976 (ml. 5,20).
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Il trafiletto che mi riguarda, uscito sulla Gazzetta dello Sport di Febbraio ’73

Invece avevo ancora voglia di decathlon! Senza dirlo, puntavo al record italiano di Franco SAR (7346 punti).
In quel periodo a soli 21 anni potevo contare sui seguenti risultati ottenuti in gare singole:

Questi furono i miei risultati:

- 100m 11”0
- Lungo m 7,16
- Peso m 12,43
- Alto m 1,95
- 400m 50”2
- 110hs 15”8
- Disco m 40,28
- Asta m 4,40
- Giavellotto m 56,88
- 1500m 4’30”0
che mi consentivano un potenziale di circa 7300 punti e che avrebbero potuto diventare molti di più con il passare di due- tre anni di preparazione e con più esperienza di gara.
Intanto, insieme al compagno di squadra e carissimo amico Giorgio Berto, vinsi i Campionati Italiani di Società di decathlon, a Forlì il 13-14 settembre 1973 ottenendo per la prima volta da quando si era costituito, il titolo di Società Campione d’Italia per il Gruppo Sportivo dei Carabinieri. Questi furono i miei risultati:

- 100m 11”2
- Lungo m 6,98
- Peso m 11,97
- Alto m 1,85
- 400m 51”3
- 110hs 16”3
- Disco m 37,22
- Asta m 4,20
- Giavellotto m 52,53
- 1500m 5’09”3
che totalizzarono 6391 punti.
Fu bellissima ed esaltante la lotta per il primato con il compagno di colori Berto con cui avevo sempre perso, e che dopo la gara di giavellotto, avendo capito che non mi avrebbe più superato si era già complimentato con me per la vittoria ormai prossima.
Invece nella gara dei 1500m, insolitamente fui colto da una crisi ipoglicemica per cui in gara cedetti più di 100 punti a Berto che vinse il decathlon e ancora una volta, questa volta non per meriti suoi, mi batté con soli 29 punti di distacco. In quell’occasione capii che Berto era alla mia portata e aspettai pazientemente la rivincita.
L’inverno successivo, durante gli allenamenti indoor di salto con l’asta avevo provato e superato misure notevoli dell’ordine dei mt. 4,80 questo grazie all’incremento della velocità e della muscolatura che mi consentirono di usare aste molto toniche.
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In allenamento nella palestra del Centro Sportivo Carabinieri – Bologna febbraio 1974

Tutto lasciava presagire ad un forte incremento nei risultati del decathlon, infatti partecipai anche ai Campionati Internazionali Indoor di Prove multiple classificandomi al 5° posto a pochi punti dal primo (per l’occasione a Genova si disputava un pentathlon: 6Ohs, lungo, peso, asta, 1000m).
Berto in quell’occasione si ritirò dopo le prime due gare, che lo vedevano già staccato da me con circa 150 punti in meno.
Vinsi anche i campionati regionali emiliani con 6355 punti, battendo finalmente Berto, e gareggiando su una pista di 300m che mi danneggiò notevolmente nei 400m e nei 1500m.
Con questo risultato fu convocato al raduno collegiale di Tirrenia per partecipare all’incontro internazionale tra la rappresentativa italiana e quella francese, a Lido di Camajore il 7 giugno.
Durante il raduno, mi si manifestò una leggera contrattura a una coscia, per cui il selezionatore della Nazionale, Prof Radman, mi consigliò di fare da riserva, proponendomi un posto da titolare per 1’ incontro successivo di fine giugno, contro la Spagna a Madrid.
Il mio posto fu preso da Onorio Marocchi di Mantova (6378 punti) A Camajore stetti a guardare le gesta dei nostri e del fenomeno francese Yves Le Roy (8122 punti), e già sognavo le prestazioni in quel di Spagna.
Fui destato dal sogno invece, da un pauroso incidente stradale occorso in moto, a Chieti insieme al compagno di sport e di infanzia Giuliano Jezzi.
Tutti e due con tibia e perone sinistri fratturati.
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L’articolo originale uscito su “Il Messaggero” il 25 giugno 1974

LA FINE!!! Fine dei sogni, fine di carriera sportiva, fine di ogni speranza di raggiungere allori sempre agognati e creduti impossibili fino a qualche tempo prima.
L’ incidente che mi ha tolto dalle scene sportive, mi ha reso comunque consapevole di preziosi insegnamenti che sono venuti da quell’esperienza.
L’incidente che ha per sempre reso incognito il mio limite atletico, è stato un trauma psicologico fortissimo di cui avverto ancora le conseguenze.
Però tutt’oggi è dentro di me, ancora, lo spirito combattivo e caparbio del decathleta di quegli anni.
A tutt’oggi, le mete che mi sono preposto e volevo raggiungere in qualunque ambiente anche se fuori dall’ambito sportivo come protagonista attivo, grazie a questa forza interiore che mi viene dai ricordi di quei tempi e di quei momenti, sono state possibili... ...grazie DECATHLON, grazie SPORT.
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